L’Osservatorio Nomisma ha condotto una analisi degli effetti della pandemia Covid sul comparto dei farmaci equivalenti, commissionata da Egualia e presentata in un interessante webinar.

I risultati di una indagine sui farmaci equivalenti condotta dall’Osservatorio Nomisma, commissionata da Egualia: come la pandemia da Coronavirus ha influenzato l’andamento del settore quest’anno e quali prospettive si aprono per il futuro.

Farmaci e principi attivi che con il tempo erano usciti dalla penna del medico sono improvvisamente ritornati alla ribalta, per far fronte alle necessità terapeutiche provocate dal Covid-19. Si tratta per lo più di specialità iniettive usate in terapia intensiva, che hanno registrato un aumento di ordinativi tra il 128% e addirittura il 782%, mettendo in crisi la capacità produttiva delle aziende di equivalenti. Questa difficile fase ha evidenziato, di conseguenza, alcune problematiche importanti, come la necessità di una “biodiversità di produzione”, indispensabile per la sostenibilità del Ssn. Questi sono alcuni dei principali elementi evidenziati dall’edizione 2020 dell’Osservatorio Nomisma sui farmaci generici, commissionata da Egualia (già Assogenerici).

Le strategie e le esigenze delle aziende produttrici di equivalenti

Una survey tra le imprese associate a Egualia ha evidenziato le strategie attuate nella prima fase emergenziale: il 58% delle aziende ha visto aumentare la domanda di farmaci e il 93% è riuscito a farvi fronte e a soddisfare la domanda. Il 58% ha dovuto modificare la produzione orientandola verso i prodotti a maggiore rischio di carenza, il 71% ha fatto ricorso alle scorte di magazzino, il 50% è ricorso all’importazione, il 57% ha aumentato i turni di lavoro e gli straordinari, il 21% ha impiegato nuovo personale e il 14% ha acquistato nuovi macchinari.

Non vanno però sottaciute le criticità che le industrie dei farmaci equivalenti hanno dovuto affrontare: il 73% ha lamentato problemi nell’approvvigionamento dei principi attivi e il 54% degli intermedi di sintesi, il 43% ha sofferto interruzioni anomale nella supply chain e il 57% è stato ostacolato dalla penuria o assenza di elementi necessari alla produzione.

Ma queste difficoltà rendono anche evidenti le soluzioni che vanno applicate per il loro superamento. Innanzitutto, va resa più sicura la catena di approvvigionamento, il che comporta che bisogna moltiplicarne le fonti, diversificando così il rischio (88%).

Nei riguardi dei farmaci di vecchia generazione, le aziende chiedono che siano rivisti i criteri di prezzo (38%), l’abbattimento dei costi attraverso sgravi fiscali (27%) e individuati sussidi attraverso sovvenzioni statali.

Lucio Poma (Nomisma): “Occasione unica per abbracciare il cambiamento tecnologico di industria 4.0, su cui si giocheranno le sorti competitive di questo mercato nel prossimo decennio”.

“La quasi totalità delle aziende -osserva Lucio Poma, capo economista di Nomisma- reclama catene di approvvigionamento più sicure e meno soggette a fluttuazioni, un numero di fonti adeguato lungo tutte le fasi produttive e l’accorciamento della catena grazie all’incremento della produzione europea”. La pandemia ha rimescolato tutte le carte e sono cambiate le regole del gioco e così si presenta ora “l’occasione unica per abbracciare il cambiamento tecnologico di industria 4.0, su cui si giocheranno le sorti competitive di questo mercato nel prossimo decennio. Perché non è possibile ridefinire il sistema sanitario senza ridefinire anche il sistema di regole della produzione dei farmaci che lo sostengono”.

Enrique Häusermann (Egualia): “Va ripensata la struttura distributiva e vanno individuati nuovi modelli di approvvigionamento, perché non potrà esserci sostenibilità del Ssn senza garantire la sostenibilità delle imprese che lo riforniscono di prodotti essenziali. Grazie alle risorse del Recovery Fund oggi possiamo finalmente investire sul futuro”.

“La crisi determinata dalla pandemia -ha precisato Enrique Häusermann, presidente di Egualia- ha messo in luce tutti i problemi legati alla globalizzazione della produzione farmaceutica. L’intera Europa si è scoperta ancora troppo dipendente, soprattutto nei momenti critici, da Paesi extra-europei per l’approvvigionamento delle sostanze intermedie per sintetizzare i principi attivi e, quindi, per produrre i farmaci. Va pertanto ripensata la struttura distributiva e vanno individuati nuovi modelli di approvvigionamento, perché non potrà esserci sostenibilità del Ssn senza garantire la sostenibilità delle imprese che lo riforniscono di prodotti essenziali. Grazie alle risorse del Recovery Fund oggi possiamo finalmente investire sul futuro”.