Farmacie a rischio chiusura se la Legge di Bilancio non cambia
Federfarma lancia l’allarme: farmacie a rischio chiusura se la Legge di Bilancio non sarà modificata in senso più favorevole alla categoria.
In un comunicato stampa emanato oggi, 21 dicembre 2020, la Federazione dei titolari di farmacia spiega le ragioni per cui è necessario che siano riviste le misure, previste dalle ultime versioni della legge, che penalizzano la spesa farmaceutica convenzionata senza prevedere un bilanciamento a sostegno delle farmacie. Federfarma sottolinea inoltre l’urgenza di una sostanziale riforma della remunerazione delle farmacie, prevista sin dal 2012, ma mai attuata.
Di seguito pubblichiamo il testo del comunicato (disponibile anche sul sito di Federfarma).
Federfarma: “Lascia perplessi la presenza di disposizioni finanziarie che rideterminerebbero il tetto per la spesa farmaceutica convenzionata al 7%, rispetto all’attuale 7,96%, senza alcuna misura di bilanciamento economico a sostegno della ormai precaria situazione finanziaria in cui versano le farmacie italiane”. Se la legge non viene modificata, “farmacie a rischio chiusura”.
“Legge di Bilancio: in assenza di modifiche, farmacie a rischio chiusura”
Le più recenti versioni della Legge di Bilancio, ormai prossima a essere varata, inducono Federfarma a una severa presa di posizione per il sostanziale disinteresse che si registra nei confronti delle farmacie italiane.
In particolare, lascia perplessi la presenza di disposizioni finanziarie che rideterminerebbero il tetto per la spesa farmaceutica convenzionata al 7%, rispetto all’attuale 7,96%, senza alcuna misura di bilanciamento economico a sostegno della ormai precaria situazione finanziaria in cui versano le farmacie italiane.
Appare sorprendente che, a fronte delle progressive riduzioni delle risorse provenienti proprio dalle attività inerenti all’erogazione dei farmaci in regime di Ssn (che per il 2020 registrano un ulteriore importante decremento) e che minano ulteriormente le condizioni di precario equilibrio finanziario delle farmacie, non sia stata neanche presa in considerazione l’ormai indifferibile esigenza di varare un nuovo modello di remunerazione, peraltro previsto per legge dal 2012: unica condizione per garantire le condizioni minime di sostenibilità economica delle farmacie stesse.
“Senza una vera riforma della remunerazione non solo verrà meno la possibilità di investire per l’erogazione di servizi a favore dei cittadini, ma vengono, ora, a crearsi le condizioni per esporre al rischio di fallimento le farmacie”.
A nulla, evidentemente, è valso l’impegno che le farmacie hanno profuso -e continuano ad assicurare con professionalità e dedizione unanimemente riconosciute- per fronteggiare la pandemia in atto.
A nulla vale, quindi, considerare le farmacie come baluardo del Servizio sanitario nazionale, come presidio di prima assistenza alla popolazione (prova ne siano i più recenti servizi assicurati per lo screening della cittadinanza o il progetto di supporto nella campagna vaccinale anti-Covid) se poi viene negata ogni forma di sussistenza finanziaria.
E’ allora necessario evidenziare, una volta per tutte, che senza una vera riforma della remunerazione non solo verrà meno la possibilità di investire per l’erogazione di servizi a favore dei cittadini, ma vengono, ora, a crearsi le condizioni per esporre al rischio di fallimento le farmacie: il tasso di indebitamento verso le banche e i fornitori non è più sostenibile e un grande numero di farmacie è ormai in crisi irreversibile; alcune di esse sono già avviate a procedure concorsuali e altre a pratiche di concordato concluse.
“Le attuali condizioni economiche, già precarie, peggioreranno significativamente in base ai dati della spesa farmaceutica per il 2020”.
Ancor più grave è immaginare che le attuali condizioni economiche, già precarie, peggioreranno significativamente in base ai dati della spesa farmaceutica per il 2020, esponendo le farmacie a ormai certi fallimenti e alla indiscriminata cessione verso le offerte del capitale: non è questa la farmacia che tutte le Istituzioni hanno lodato, non è questa la farmacia che il Ministro della Salute indica come modello razionale, evoluto e vicino al cittadino, non è questa la farmacia di Federfarma.