Farmaci equivalenti: una risorsa per il sistema
Senza farmaci equivalenti la spesa farmaceutica italiana 2020 sarebbe stata più alta di 5-7 miliardi: la stima è stata diffusa da Egualia (l’associazione nazionale delle imprese del settore, già Assogenerici) sulla base dei dati dell’Osservatorio Nomisma.
Secondo i dati diffusi da Egualia, i farmaci equivalenti hanno fatto risparmiare al Ssn 5-7 miliardi di euro nel solo 2020, ma secondo il presidente Häusermann in Italia occorre “una politica industriale lungimirante”, che tenga conto dell’importanza del comparto off patent.
Sono stime che rendono l’idea del cammino compiuto e insieme delle potenzialità dei farmaci equivalenti nel contesto del Servizio sanitario nazionale: introdotti con una legge del 1996, venticinque anni fa, i generici rappresentano una significativa fonte di risparmio per il sistema e offrono ai pazienti a prezzi più accessibili medicinali efficaci e sicuri che hanno la stessa quantità di principio attivo e la stessa biodisponibilità di un farmaco di marca a brevetto scaduto.
Dal risparmio sulla spesa si possono inoltre liberare risorse per ricercare e realizzare terapie innovative per patologie non trattabili con i farmaci oggi disponibili.
Tuttavia, rispetto ad altri Paesi europei, l’Italia non ha ancora sfruttato pienamente le possibilità offerte dai farmaci equivalenti, la cui diffusione potrebbe essere ben maggiore dell’attuale.
Decreto Sostegni Bis: il commento di Egualia
In proposito, il presidente di Egualia Enrique Häusermann, nel commentare il Decreto Sostegni Bis appena approvato dal Governo Draghi, ha espresso parziale soddisfazione, ma anche preoccupazione per la mancanza di misure dedicate specificamente al comparto off patent. “Guardiamo con favore e interesse al Dl Sostegni Bis -ha detto Häusermann- perché mostra segnali d’attenzione all’industria del farmaco. Tuttavia, non possiamo non manifestare preoccupazione come comparto dell’off patent, che ha pronti investimenti e progetti per impianti produttivi destinati ai farmaci essenziali -al vaglio del Mise- di cui l’Italia ha scarse fonti di approvvigionamento”.
Il decreto, tra le varie misure varate, introduce il “Fondo ricerca per l’Italia”, un credito d’imposta per le attività di ricerca e sviluppo su farmaci innovativi, inclusi i vaccini, a fronte di cessioni di licenze non esclusive. Secondo Häusermann, va “bene l’attenzione alla ricerca, ma serve subito una politica industriale lungimirante, non solo sostegni, per non sprecare la lezione che stiamo vivendo con il Covid. Vediamo invece che allo stato attuale mancano misure espressamente dedicate al segmento, che durante la pandemia ha garantito continuità grazie al network internazionale”.