La sanità digitale si presenta oggi in Italia come uno scenario complesso, fatto di prospettive promettenti, ma anche di aspetti critici da risolvere. L’Osservatorio Innovazione digitale in Sanità della School of management del Politecnico di Milano ha fotografatola situazione, mettendo in luce le une e gli altri.

Un’indagine dell’Osservatorio Innovazione digitale in Sanità della School of management del Politecnico di Milano ha fotografato il complesso scenario della sanità digitale oggi in Italia.

L’Ossrvatorio del Politecnico ha quindi messo in luce le criticità della nostra sanità digitale, ma ha anche individuato le positive prospettive che il Pnrr, con i finanziamenti in arrivo dal Recovery Plan, dovrebbe a breve assicurare (si veda in proposito, sul nostro sito, qui).

Molto particolareggiati, ma non di meno interessanti, sono i dati che l’Osservatorio propone, e che consentono di ben delineare i vari aspetti della sanità digitale italiana. Vediamoli in sintesi.

Pazienti e medici più “connessi”

Sono sempre più numerosi i cittadini che utilizzano il web per ricercare informazioni sanitarie. L’88% dei pazienti, per esempio, chiede via internet informazioni sulla propria patologia e il 73% vi ricorre per trarre indicazioni sugli stili di vita e su come prevenire certi disturbi.

Tra i servizi digitali più utilizzati troviamo: il ritiro online dei documenti clinici (37%), il Cup, prenotazione visite ed esami (26%) e il pagamento (17%). Durante il Covid-19 il 45% dei cittadini ha prenotato il vaccino online (29% tra gli over 65) e risulta in continuo incremento l’utilizzo delle app che aiutano nella prevenzione, cura e follow up, perché rendono il paziente più consapevole del proprio stato di salute (46%) e lo supportano nel seguire il piano di cura (42%).

Aumenta l’uso dei canali digitali anche tra i sanitari, medici di medicina generale e specialisti in primis, che ormai usano con assiduità l’email per colloquiare con i propri pazienti: lo fa il 79 dei Mmg e l’85% degli specialisti. L’emergenza Coronavirus ha poi dato una forte accelerazione all’uso delle piattaforme digitali, sia da parte dei medici di medicina generale (dal 12% ante-Covid all’attuale 54%), sia da parte degli specialisti (70% contro il precedente 30%). Questi ultimi, in particolare, usano le terapie digitali per migliorare l’alimentazione dei loro pazienti (71%), la loro attività fisica (66%) e anche l’aderenza terapeutica (60%).

Il fascicolo sanitario elettronico

Grazie alle sue potenzialità come asset per la raccolta dei dati del paziente, il Fse non soltanto ottiene via libera nel Piano nazionale di resistenza e resilienza, ma è anche ritenuto priorità assoluta per il nostro sistema sanitario.

Quindi, è da prevedere un suo rapido rilancio, anche attraverso un’adeguata campagna d’informazione. L’obiettivo è di renderlo non soltanto più completo, con l’immissione di tutti i dati sanitari della popolazione, ma anche di favorirne l’integrazione e operabilità a livello nazionale, senza più barriere regionali.

Un’indagine svolta in collaborazione con Doxapharma, infatti, non soltanto ha evidenziato la sua scarsa conoscenza da parte dei cittadini in generale, ma anche da parte dei pazienti cronici o fragili, che più ne potrebbero trarre benefici.

Infatti, risulta che, tra chi conosce il Fse, solamente il 37% lo utilizza realmente. E lo fa soprattutto per accedere ai referti online (52% dei cittadini e 88% dei pazienti cronici) e alle ricette elettroniche (44% e 88%), mentre ben più ampi potrebbero essere i suoi servizi, come, per esempio, i piani di cura e l’elenco delle prestazioni convenzionate o con esenzione.

L’accelerazione della telemedicina

Qui il Covid-19 ha imposto l’accelerazione più importante, valorizzando i molteplici servizi offerti nel garantire sicurezza, comodità e continuità delle cure, oltre all’integrazione tra ospedale e territorio.

Infatti, se prima del Coronavirus la telemedicina veniva utilizzata al 10%, durante la pandemia ha superato il 30%. Il servizio più utilizzato risulta essere il teleconsulto (lo usa il 47% degli specialisti e il 39% dei mmg), al punto che ormai in prospettiva attira l’interesse di 8 medici su 10. Seguono la televisita (39% degli specialisti e dei Mmg) e il telemonitoraggio (28% specialisti e 43% mmg).

Al momento questi servizi rimangono poco usati dai pazienti, perché la telefonata o la videochiamata di controllo con il medico sono ancora le modalità più utilizzate per il monitoraggio a distanza dello stato di salute (23% dei pazienti).

Così come risulta marginale l’uso di servizi di telemedicina strutturati, come la televisita con lo specialista (8%), la teleriabilitazione (6%), il telemonitoraggio dei parametri clinici (4%), che però, in prospettiva, non mancheranno di riscuotere maggior interesse, con percentuali vicine al 90% per il telemonitoraggio e la televisita con lo specialista.

L’Osservatorio Innovazione digitale in Sanità della School of management del Politecnico di Milano ritiene che la telemedicina consentirà di organizzare da remoto il 20% circa delle visite di controllo ai pazienti cronici.

Così almeno risulta dalle previsioni dei medici specialisti, confermate peraltro dagli stessi malati, che per alcune patologie hanno ottenuto visite a distanza nel 40% dei casi.

Quanto ha influito la pandemia

La paura del virus, il lockdown e il distanziamento sociale hanno certamente fatto la loro parte, se consideriamo che nel 2019 soltanto il 3% delle visite degli specialisti si svolgeva da remoto, ma questa abitudine, gradita tanto ai medici quanto ai pazienti, non mancherà di svilupparsi anche quando Covid-19 sarà un pericolo lontano (e non dimentichiamo che i pazienti cronici in Italia sono ben 24 milioni).

Lo sviluppo della telemedicina, infine, non dispiacerà nemmeno al nostro Servizio sanitario nazionale, sempre alla ricerca della sostenibilità: si calcola, infatti, che consentirà di risparmiare 48 milioni di ore oggi sprecate in spostamenti evitabili, che salgono a 66 milioni di ore se si considera che il 35% dei pazienti va dal medico accompagnato da un caregiver. Sono costi economici e sociali di non poco conto.