“La Sanità che vorrei: il valore dell’automedicazione responsabile”, l’evento tenutosi questa mattina, organizzato da Assosalute in collaborazione con Fortune Health Italia, ha offerto più di un’occasione di riflessione. Non soltanto sull’evoluzione che la pandemia Covid-19 ha imposto alla self medication e alla sanità in generale, ma anche su come i servizi e le varie professioni sanitarie dovranno rinnovarsi per affrontare il futuro.

Il valore dell’automedicazione responsabile nel quadro dei cambiamenti della sanità italiana al centro di un evento organizzato da Assosalute.

L’intervento di Francesco Maietta, responsabile dell’area politiche sociali del Censis, ha, per esempio, subito offerto interessanti spunti su opinioni, comportamenti e aspettative dei cittadini, partendo dal ruolo svolto dall’automedicazione durante la pandemia.

Il 44,1% degli intervistati, per esempio, ha fatto ricorso proprio all’automedicazione, assumendo un farmaco senza obbligo di ricetta, più quindi del 41,3% che si è rivolto al medico di medicina generale e al 16,3% che si è rivolto al farmacista,

Il 77,4% degli italiani che adottano la self medication ha chiesto consiglio al medico e al farmacista.

L’automedicazione, quindi, si è rivelata la soluzione più praticata e ad alta efficacia, tant’è vero che per il 76,1% degli intervistati si è rivelata importante per guarire dai piccoli disturbi.

Il 65,4% degli italiani si è autogestito con i farmaci Otc, soprattutto i giovani (77,8%), i laureati (72,8%) e gli occupati (71,6%), privilegiando il ruolo dei medici e dei farmacisti territoriali. Infatti, il 73% si è rivolto direttamente a loro.

Fatta 100 la quota degli italiani autogestiti, il 77,4% si è rivolto al medico e al farmacista, dimostrando così il loro ruolo nell’individuare una soluzione terapeutica appropriata ed evitare d’intasare le strutture del Ssn.

Gli italiani e il Ssn di domani: auspici e desideri

Ma come dovrebbe essere il Servizio sanitario del prossimo futuro, in base ai desideri espressi dagli italiani? L’89,6% vorrebbe strutture sanitarie di prossimità per le cure primarie, l’83,5% propone il potenziamento delle farmacie come centri servizi, il 73,1% chiede di promuovere un maggiore ricorso al digitale e alla telemedicina.

Quindi, l’automedicazione responsabile deve assumere un ruolo strategico nella nuova sanità, consentendo al Servizio sanitario di concentrarsi sulle emergenze e sulle patologie gravi. E, più precisamente, l’83,6% dei cittadini chiede la promozione di corrette informazioni ed educazione sanitaria, mentre per il 67,2% il farmacista deve diventare il referente primo per i piccoli disturbi, in stretta connessione con il mmg, cui spetta per l’88,4% il ruolo di primo referente per la salute in generale.

L’importanza di una più stretta partnership medico/farmacista è stata ben puntualizzata da Salvatore Butti, presidente di Assosalute (vedi sul nostro sito qui), che ha sottolineato anche l’importanza della telemedicina nell’evoluzione della sanità del futuro.

Ha passato così la palla a Chiara Sgarbossa, direttore dell’Osservatorio Innovazione digitale in Sanità del Politecnico di Milano, che ha proposto interessanti dati sui trend dell’evoluzione digitale. Risulta, infatti, che il 43% degli italiani ha cercato online informazioni sul Covid-19, il 73% le cerca più in generale sugli stili di vita salutistici, il 37% ritira referti on line, il 26% utilizza il web per prenotare visite ed esami e il 17% per pagare i servizi.  Inoltre, il 39% dei medici di famiglia e degli specialisti ha fatto, durante l’emergenza pandemica, televisite, segnando il grande balzo in avanti che questa ha imposto ai servizi telematici, che peraltro risultano ora desiderati dall’89% degli intervistati.

Unico dato negativo riguarda il Fse, il fascicolo sanitario elettronico, conosciuto soltanto dal 38% degli intervistati.

Una tavola rotonda con i rappresentanti dei medici, dei farmacisti e dei cittadini

L’incontro ha poi offerto una tavola rotonda cui hanno partecipato il presidente Simg, Claudio Cricelli, il vicesegretario Fimmg, Domenico Crisarà, il segretario di Cittadinanzattiva, Anna Lisa Mandorino, e i presidenti di Fofi, Federfarma e Fenagifar.

In particolare, la presidente di Fenagifar, Carolina Carosio, ha ben ricordato quanto la pandemia ha provocato e insegnato alla farmacia, dichiarando che i giovani farmacisti sono ora pronti ad affrontare i nuovi ruoli che la sanità del futuro proporrà loro, mentre il presidente Fofi, Andrea Mandelli, si è soffermato sulla necessità di favorire una più ampia sinergia tra mmg e farmacisti, prendendo anche spunto dalle esperienze straniere.

Parlando poi del Pnrr, Mandelli ha evidenziato la necessità di valorizzare il territorio: critica la sua posizione nei riguardi delle case di comunità, perché spetta ai professionisti sanitari individuare le soluzioni più efficaci e i percorsi percorribili, mettendo sempre al centro i pazienti.

Dalle case di comunità -ha poi precisato il presidente Federfarma, Marco Cossolo– il paziente deve uscire con una diagnosi e una terapia, che dovrà però essere poi attuata sul territorio. Ecco allora che “si apre un grande spazio per il medico di medicina generale, il farmacista e l’infermiere, le forze che vanno messe in rete attribuendo a ciascuna un ruolo ben preciso”.

Infine, Marco Cossolo ha rivendicato il ruolo che va riconosciuto alla farmacia dei servizi, nell’ambito per esempio della telemedicina, degli interventi di prima medicazione e delle piccole prestazioni di carattere sanitario. Mano tesa, infine, da parte dei relatori medici, che hanno riconosciuto come “indispensabile” integrare sul territorio le diverse figure professionali, per una sanità veramente capillare ed efficace.