Spagna: i vantaggi della riconciliazione farmacologica
La riconciliazione farmacologica migliora la continuità delle cure: lo dimostra l’esperienza spagnola, secondo i recentissimi risultati della ricerca denominata “Concilia Medicamentos 2″ che riguarda il servizio di riconciliazione farmacologica al momento della dismissione ospedaliera.
Dalla Spagna arriva una ricerca, appena pubblicata, che dimostra i vantaggi della riconciliazione farmacologica nel miglioramento della continuità delle cure.
Lo studio è stato coordinato dal Consiglio generale degli Ordini dei farmacisti e condotto da farmacisti appartenenti a 8 associazioni provinciali insieme com le università di Salamanca e San Jorge (Saragozza).
La ricerca evidenzia l’importanza del lavoro svolto dalle farmacie di comunità e ospedaliere nell’ambito del processo di continuità assistenziale svolto all’atto della dismissione dei pazienti dalle strutture sanitarie.
Essenziale il contributo dei farmacisti di comunità, in collaborazione con i farmacisti ospedalieri
La ricerca e i dati prodotti evidenziano anche l’importanza del coordinamento e della collaborazione tra i farmacisti di comunità e quelli ospedalieri, poiché, se da un lato è fondamentale il lavoro di cura dei farmacisti ospedalieri, che identificano e risolvono le possibili incongruenze terapeutiche, dall’altro è essenziale il contributo professionale dei farmacisti di comunità nel momento in cui consente di programmare la corretta riconciliazione farmacologica.
Hanno preso parte allo studio 145 farmacie, 10 ospedali, 204 tra farmacisti di comunità e ospedalieri e/o di cure primarie e 622 pazienti.
I dati elaborati nel corso dell’indagine dimostrano che il servizio di riconciliazione farmacologica risulta efficace poiché ha facilitato il 96,2% della continuità delle cure agli over 65 ricoverato in ospedale da oltre 10 giorni.
Il servizio di continuità assistenziale presso la farmacia: dati molto positivi
L’88% dei 622 pazienti osservati ha usufruito del servizio di continuità assistenziale presso la farmacia di comunità mentre il 31,5% presso la farmacia dell’ospedale, con successivo follow-up presso la farmacia territoriale.
Il dato interessante è relativo al fatto che in oltre il 90% dei casi il paziente non è più rientrato in ospedale né si è dovuto rivolgere ai servizi di emergenza.
Inoltre, il 96,5% ha presentato almeno una necessità di riconciliazione farmacologica al momento della dismissione ospedaliera.
I profili dei pazienti osservati nel corso dello studio sono diversi: il 70,3% aveva più di 65 anni, l’88,3% era in politerapia (con più di 5 farmaci) e il 56,6% erano uomini.
I reparti nei quali erano ricoverati erano principalmente quelli di medicina interna, cardiologia o traumatologia.
I dati più rilevanti sono quelli che dimostrano la capacità dei farmacisti di individuare e risolvere problemi importanti dei pazienti dimessi e risolverli nell’ambito del processo di continuità assistenziale.
E infatti i farmacisti hanno identificato in totale 2.515 incongruenze, che rappresentano una media di 4,2 incongruenze a paziente e 739 problemi correlati ai farmaci (Drp), con una media di 2 Drp per paziente.
Tra i Drp più comuni registrati: la mancanza di aderenza ai farmaci, le interazioni e la mancanza di conoscenza dell’uso del farmaco. (RDA)
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