In Francia è già possibile trovare Paxlovid in farmacia. Il nuovo farmaco per il trattamento di Covid-19 rimane però tuttora sottoutilizzato a causa di vincoli procedurali e  burocratici che la Fédération des syndicats pharmaceutiques de France (Fspf) chiede di allentare o superare.

Il sindacato dei farmacisti francesi Fspf chiede procedure più semplici per il Paxlovid in farmacia per favorire un più ampio utilizzo di questo farmaco anti-Covid-19.

Infatti, secondo l’Agenzia nazionale francese per la sicurezza dei farmaci (Ansm), al 1° marzo, in un arco di tempo di tre settimane, solo 1.500 pazienti hanno potuto beneficiare del Paxlovid, un trattamento antivirale curativo per il Covid con condizioni di prescrizione e utilizzo molto restrittive.

Attualmente in Francia, sono 4 i trattamenti autorizzati per la gestione d’emergenza delle persone ad alto rischio di malattia grave Covid-19 e il Paxlovid è uno di questi. Tale gestione riguarda farmaci che rispondono a un bisogno terapeutico non soddisfatto, sono suscettibili di essere innovativi e per i quali l’industria si impegna a depositare un’Aic o una richiesta di rimborso entro due anni.

Paxlovid è indicato per il trattamento di Covid-19 negli adulti che non richiedono ossigenoterapia e che presentano un alto rischio di progressione verso la forma grave e in Francia, a differenza del nostro Paese, è disponibile in farmacia.

Secondo Philippe Besset, presidente della Federazione francese dei sindacati delle farmacie (Fspf), la cura di 1.500 pazienti “è molto poco rispetto alle 500.000 confezioni disponibili nel Paese”. Tale insuccesso si spiega con l’estrema complessità del percorso terapeutico e il tempo molto ristretto, 5 giorni, tra il momento in cui il paziente ha i primi sintomi e l’assunzione del farmaco, al di là del quale il medicinale non è più efficace. Per non parlare, continua il presidente della Fspf, “del meccanismo di accesso precoce a cui Paxlovid è soggetto e che comporta per il medico una serie di informazioni da inserire su un sito web dedicato e per il paziente un test da effettuare prima che il farmacista possa procedere con l’ordine del prodotto”.

Questo eccesso di burocrazia può significare opportunità mancate per pazienti idonei al trattamento. È quindi necessario che il metodo di erogazione del Paxlovid si evolva e a tal fine la Fspf ha proposto due semplificazioni per migliorare l’efficacia di tale percorso terapeutico.

“Una scatola di Paxlovid a ogni farmacia”

Philippe Besset crede che sia del tutto raggiungibile l’obiettivo di “fornire una scatola di Paxlovid a ogni farmacia”, il che accorcerebbe il tempo necessario per rendere il prodotto universalmente disponibile.

Inoltre, la dispensazione di Paxlovid potrebbe seguire “il circuito di una prescrizione condizionata”, secondo due scenari: a) il medico di medicina generale prescrive Paxlovid a un paziente idoneo, ma la dispensazione viene condizionata al test positivo da effettuare in farmacia; b) è la farmacia a diventare la porta d’accesso a questo percorso di cura: in quest’ultimo caso, se il test in farmacia fosse positivo, il paziente idoneo verrebbe indirizzato al suo medico di famiglia che deciderà se prescrivere o meno il Paxlovid.

Proposte intelligenti, quelle dei nostri colleghi francesi, che dimostrano la grande valenza della farmacia in un percorso di cura così importante come quello legato all’assunzione del Paxlovid, ma ugualmente da rimarcare è la grande lungimiranza dei decision maker francesi, capci di capire subito come la farmacia possa essere la risorsa decisiva del sistema sanitario nazionale per il pieno successo di questo fondamentale trattamento terapeutico. (EP)

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