Cittadinanzattiva ha presentato il suo “Rapporto civico sulla salute 2022”, dedicato ai temi dei diritti dei cittadini e del federalismo in sanità. Il bilancio che ne viene fuori risente ancora, inevitabilmente, degli effetti sul sistema sanitario della pandemia da Coronavirus, che nemmeno ora possiamo considerare definitivamente superata. Tra i punti critici che il Rapporto mette in luce, bisogna citare innanzitutto attese lunghissime per interventi, visite ed esami, riduzione delle prestazioni, molti pazienti che rinunciano a curarsi, screening oncologici tardivi, calo delle vaccinazioni ordinarie non-Covid.

Il “Rapporto civico sulla salute 2022” di Cittadinanzattiva mette in primo piano alcuni mali della nostra sanità, accentuati dagli effetti della pandemia: lunghe attese per interventi, visite ed esami, riduzione delle prestazioni sanitarie, cittadini che rinunciano alle cure, screening oncologici in ritardo in molte Regioni.

Cittadinanzattiva ha raccolto 13.748 segnalazioni da parte dei cittadini su situazioni problematiche riscontrate nel funzionamento del sistema sanitario e ampi dati forniti da fonti ufficiali. Vediamo alcuni dei principali temi che emergono dal Rapporto di Cittadinanzattiva (realizzato con il sostegno non condizionato di Fofi, Fnopi, Fnomceo).

Attese lunghe e riduzione delle prestazioni

  • Lunghi tempi di attesa, segnalati dal 71% dei cittadini (nel 53,1% per interventi chirurgici ed esami diagnostici, nel 51% per visite di controllo e nel 46,9% per prime visite specialistiche).
  • Segnalate dai cittadini lunghe liste d’attesa per la riabilitazione (32,7%) per i ricoveri (30,6%) e quelle per attivare le cure domiciliari (26,5%) e l’assistenza riabilitativa domiciliare (24,4%).
  • Secondo Corte dei Conti e Agenas-Sant’Anna di Pisa, per quel che riguarda la specialistica ambulatoriale, si è assistito a una riduzione complessiva fra 2019 e 2020 di oltre 144,5 milioni di prestazioni per un valore di 2,1 miliardi; il volume dei ricoveri totali nelle strutture pubbliche o private si è ridotto di circa 1.775.000 prestazioni (–21%,  -14,4% di quelli urgenti e -26% degli ordinari). Le variazioni più marcate riguardano Calabria, Puglia, Basilicata, Campania.
  • Nell’area oncologica, tra 2019 e 2020 c’è stata una riduzione di circa 5100 interventi chirurgici per tumore alla mammella (-10% a livello nazionale); circa 3000 interventi in meno per tumore al colon retto (-17,7%); circa 1700 interventi chirurgici in meno per tumore alla prostata.

Rinuncia a visite ed esami per un paziente su dieci

  • Nel 2021, l’11% delle persone ha dichiarato di aver rinunciato a visite ed esami per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso al servizio (Rapporto Bes Istat 2021). A livello regionale, permangono alcune situazioni particolarmente critiche, con la punta a più elevata in Sardegna, dove la percentuale sale al 18,3%, con un aumento del 6,6% rispetto al 2019.

Prevenzione indebolita

  • Il 19,7% delle segnalazioni ricevute (sul totale di 13.748) riguarda le difficoltà d’accesso alla prevenzione, in particolare alle vaccinazioni anti-Covid (75,7%), a quelle ordinarie (15,6%) e agli screening oncologici (8,7%).
  • Per il 57% delle Regioni si segnala la sospensione o interruzione del normale svolgimento degli screening per tumore alla mammella, alla cervice, al colon retto.
  • Nei due anni di pandemia, la riduzione del numero di persone esaminate (-35,6% cervice, -28,5% mammella, -34,3% colon retto) è piuttosto consistente per tutti e tre i programmi di screening con percentuali più contenute per lo screening mammografico.

Coperture vaccinali non-Covid

  • La spesa per vaccini è raddoppiata dal 2014 al 2020, passando da 4,8 a 9,4 euro procapite. Ma 6 regioni non raggiungono la percentuale ottimale del 95% nella copertura dell’esavalente secondo l’ultimo dato del Ministero della Salute (2019).
  • Per il vaccino contro il morbillo, la copertura del 2020 mostra un generale peggioramento: dal 94,5% al 92,7%.
  • In merito alla copertura per il vaccino antinfluenzale nella stagione 2020-2021, i dati mostrano ancora una sostanziale insufficienza in ogni Regione (al di sotto del 75%).

Presente e futuro dell’assistenza territoriale

  • Il 17,4% delle 13.748 segnalazioni ricevute da Cittadinanzattiva riguarda l’assistenza territoriale, in particolare il rapporto con medici di medicina generale e pediatri di libera scelta (25,8%), di cui i cittadini lamentano lo scarso raccordo con gli specialisti e i servizi sul territorio e la scarsa disponibilità in termini di orario, reperibilità e presa in carico; seguono le carenze dei servizi di continuità assistenziale (13,9%) in particolar modo riferibili a irreperibilità o orari limitati della guardia medica; poi le carenze dell’assistenza domiciliare integrata (12.1%).
  • Sulle case di comunità, previste dal Pnrr nel quadro della riforma dell’assistenza territoriale, i cittadini si mostrano poco informati, ma aperti alla novità.
  • Il 12,8% delle segnalazioni nell’ambito dell’assistenza territoriale riguarda il tema della salute mentale: situazione insostenibile a livello familiare (28%), scarsa qualità dell’assistenza fornita dai dipartimenti di salute mentale (24%), difficoltà di accesso alle cure pubbliche (20%), incapacità di gestire gli effetti collaterali delle cure farmacologiche (12%), problematiche relative al Tso (8%).

Le prospettive della telemedicina

  • Aumentato l’uso della telemedicina: dal 10% della fase pre-pandemica a oltre il 30% nel periodo Covid per molte applicazioni. Il servizio più utilizzato è il teleconsulto con medici specialisti (47% degli specialisti e 39% dei mmg), che raccoglie l’interesse per il futuro di 8 medici su 10. Seguono, in termini di utilizzo durante l’emergenza, la televisita (39% degli specialisti e dei mmg) e il telemonitoraggio (28% e 43%).
  • I servizi di telemedicina sono, invece, ancora poco utilizzati dai pazienti, non tanto per la mancanza di interesse, ma a causa dell’offerta ancora limitata.
  • Il monitoraggio realizzato dall’Agenzia per l’Italia Digitale mette in evidenza uno scarto tra attivazione e impiego del Fascicolo sanitario elettronico: mentre lo stato di avanzamento circa la realizzazione del Fse regionale raggiunge un valore tra il 90 e il 100% per tutte le Regioni, l’indicatore di utilizzo, da parte dei cittadini, dei medici e delle aziende sanitarie, come mostra la rilevazione svolta da Doxapharma e Crea Sanità, conferma che solo il 38% della popolazione italiana ha sentito parlare del Fse e solo il 12% è consapevole di averlo utilizzato almeno una volta.

La completa documentazione relativa al “Rapporto civico sulla salute 2022” è reperibile sul sito internet di Cittadinanzattiva.