Il Fse va avanti piano, in attesa della spinta del Pnrr
Il Fse, il Fascicolo sanitario elettronico, è uno dei punti chiave della digitalizzazione della sanità. Ma non è ancora né pienamente conosciuto dai cittadini né regolarmente implementato, sebbene il suo sviluppo stia progredendo, anche sulla scia dell’emergenza pandemica. Le risorse del Pnrr per la sanità dovrebbero dare un impulso alla sua evoluzione su tutto il territorio nazionale.
Il Fse si sta sviluppando in Italia anche per effetto della pandemia, ma procede ancora un po’ a rilento in attesa delle risorse del Pnrr. Le osservazioni dell’Osservatorio Sanità digitale della School of Management del Politecnico di Milano.
Il Fse è uno dei temi principali di una ricerca condotta dall’Osservatorio Sanità digitale della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al recente convegno “Sanità digitale: ora serve un cambio di marcia!”.
Secondo l’Osservatorio la pandemia ha certamente spinto la diffusione del Fascicolo sanitario elettronico e ne ha accresciuto la conoscenza tra i cittadini e l’utilizzo.
Dai dati di un’indagine del 2022 condotta in collaborazione con Doxapharma, risulta che il 55% degli italiani sappia che cosa sia o ne abbia sentito parlare almeno una volta e che il 33% lo abbia usato quest’anno (in confronto al 12% dell’anno precedente) per green pass, referti dei tamponi, certificati vaccinali.
Un’altra ricerca segnalata dall’Osservatorio è quella svolta in collaborazione con Aisc, Alleanza Malattie Rare, Apmarr, Fand, FederAsma, Onconauti e Ropi, secondo la quale, tra i pazienti cronici o con problematiche gravi, le percentuali di conoscenza e utilizzo dello strumento sono piuttosto elevate: l’82% lo conosce e il 54% lo ha utilizzato (nel 2021 era il 37%).
Locatelli (Osservatorio Sanità Digitale): “iI livello di alimentazione dei documenti del nucleo minimo del Fse nella gran parte delle Regioni è ancora molto limitato”.
Se questi risultati sono da considerarsi positivi, l’altra faccia della medaglia è quella che mette in luce Paolo Locatelli, responsabile scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale: “Se da un lato, il Fascicolo è stato attivato per tutti i cittadini e ha raggiunto a oggi anche percentuali significative di utilizzo (il 33% dei cittadini e il 54% dei pazienti) -argomenta- il livello di alimentazione dei documenti del nucleo minimo nella gran parte delle Regioni è ancora molto limitato”.
Infatti, secondo la rilevazione effettuata dal Mitd (Ministro per l’innovazione tecnologica e transizione digitale), solo Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana e Piemonte hanno una percentuale di alimentazione del Fse superiore al 50% (percentuale di documenti pubblicati e indicizzati sul Fse rispetto al totale delle prestazioni erogate dalle strutture sanitarie pubbliche negli ultimi due anni). Altre quattro Regioni (Campania, Liguria, Sicilia e Calabria) hanno invece livelli che non superano il 5%.
Si auspica quindi che arrivi un nuovo impulso dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che assegna al settore della sanità 15,63 miliardi di euro prevedendo investimenti specifici sulla digitalizzazione.
“Anche su questo fronte ci si aspetta nei prossimi anni un’evoluzione importante – continua in proposito Locatelli – dato che nell’ambito del Pnrr le risorse per potenziare i Fse regionali non mancano, con 610 milioni di euro per l’adozione e utilizzo del Fse da parte delle Regioni, di cui 299,6 milioni per il potenziamento dell’infrastruttura digitale dei sistemi sanitari e 311,4 per aumentare le competenze digitali dei professionisti del sistema sanitario”.