Dal farmacista può arrivare un importante aiuto per l’aderenza alla terapia antidiabete, che purtroppo molti pazienti, specialmente anziani, trascurano, esponendosi alle complicanze di una patologia mal controllata. La riflessione emerge da un recente studio giapponese, pubblicato sulla National library of medicine, biblioteca mondiale di medicina fondata dal Governo degli Stati Uniti. L’indagine ha riguardato un campione di popolazione diabetica dell’area di Tokyo, ma la situazione analizzata, pur tenendo conto delle specificità nipponiche, ha molti elementi in comune con i Paesi industrializzati, urbanizzati e terziarizzati dell’Occidente, Italia inclusa. Non a caso il DiaDay 2019, organizzato nelle farmacie italiane da Federfarma, aveva messo in evidenza la scarsa aderenza alla terapia antidiabete di tanti pazienti: vedi sul nostro sito qui.

Secondo uno studio giapponese, il farmacista può avere un ruolo determinante nel migliorare l’aderenza alla terapia antidiabete nei pazienti con tipo 2 anziani, che, in Giappone come da noi, dimostrano spesso una scarsa compliance.

Lo studio (“Fattori associati alla compliance medica in pazienti anziani con diabete mellito di tipo 2”- “Factors Associated With Medication Compliance in Elderly Patients With Type 2 Diabetes Mellitus” di Nobuyuki Wakui e altri: chi volesse approfondire l’argomento, può consultare il testo in lingua inglese qui) ha esaminato un campione di persone con diabete di tipo 2 di età pari o superiore a 65 anni, senza complicanze o sintomi di complicanze, in grado di autogestire la propria terapia, senza problemi nelle funzioni cognitive e capaci di compilare il questionario proposto dallo studio senza l’aiuto di altri. Queste persone sono state scelte tra i pazienti che frequentavano almeno una volta al mese le farmacie territoriali dell’area di Shinagawa, in Tokyo, nel 2019 (marzo-settembre).

Scopo dell’indagine era individuare le ragioni per cui un numero crescente di persone diabetiche, con il tempo, smettono di sottoporsi alle visite mediche e di rispettare scrupolosamente le cure prescritte, con la conseguenza di esporsi frequentemente alle complicanze del diabete (cecità, malattia renale, neuropatia, cardiopatie eccetera), che sono molto pericolose, ma che sarebbero prevenibili tenendo sotto controllo la patologia con le terapie appropriate.

I ricercatori osservano anzitutto che, poiché il diabete spesso per lungo tempo non ha sintomi soggettivi e gli effetti delle cure non sono avvertibili in misura forte e immediata, può risultare difficile motivare i pazienti ad aderire fedelmente alla terapia antidiabete. Purtroppo, però, quando si manifestano i sintomi, significa che la progressione del diabete ha già prodotto danni.

I risultati dello studio mostrano che i fattori che influenzano la compliance negli anziani con diabete di tipo 2 sono essenzialmente questi: conoscenza del farmaco e del suo funzionamento, conoscenza degli effetti collaterali, conservazione dei medicinali, livello di qualità della vita e condizione fisica della persona.

L’aderenza alla terapia antidiabete è influenzata da vari fattori. Tra questi, secondo lo studio giapponese, quello che pesa di più è la conoscenza del funzionamento e dei benefici dei farmaci prescritti dal medico: il paziente più informato e consapevole segue con scrupolo la terapia, mentre la scarsa aderenza prevale tra i meno informati.

Tra questi fattori, la conoscenza degli effetti terapeutici del farmaco mostra la più forte associazione con la compliance. In sostanza, il paziente che sa e capisce perché deve assumere quel medicinale e quali sono gli effetti benefici che ha sulla sua salute, è meglio disposto a rispettare regolarmente la terapia antidiabete.

Questo elemento non va confuso con il grado di soddisfazione che il paziente esprime nei riguardi del trattamento: secondo lo studio, non emerge una relazione tra soddisfazione per il trattamento e livello di compliance. Perciò gli operatori sanitari non dovrebbero pensare che, poiché i pazienti si sentono sodisfatti della cura, allora assumano i farmaci correttamente come prescritto.

La differenza la fa non il grado di soddisfazione, ma il livello di consapevolezza dell’importanza di prendere le medicine con continuità e regolarità. Infatti, nel gruppo di pazienti con buona compliance esaminati dall’indagine, la percentuale di quelli che conoscevano bene o in buona parte funzionamento ed effetti collaterali dei medicinali era alta. Viceversa, nel gruppo con scarsa compliance, era alta la percentuale di chi non aveva una buona conoscenza.

Secondo i ricercatori, i farmacisti di comunità, che hanno un rapporto frequente con i pazienti, possono giocare un ruolo importante nel favorire la corretta osservanza del trattamento farmacologico prescritto dal medico, verificando la compliance e spiegando chiaramente alle persone perché è fondamentale seguire la terapia antidiabete.

Perciò -argomentano gli autori- è importante spiegare chiaramente ai pazienti quanto a lungo debbano prendere il farmaco, quanto la glicemia migliorerà, e quali sono i benefici del medicinale per la salute.

Secondo i ricercatori, quindi, i farmacisti di comunità -che ricevono le prescrizioni dai pazienti non ospedalizzati per dispensare i medicinali, che sono la maggior parte- possono giocare un ruolo importante nel favorire la corretta osservanza del trattamento farmacologico prescritto dal medico.

In particolare, i farmacisti territoriali -avendo frequenti contatti con le persone con diabete che si recano in farmacia- hanno la possibilità di accertare il livello di compliance dei pazienti e contribuire a migliorarla con l’informazione e il consiglio, di testare l’eventualità di effetti collaterali dei farmaci, di verificare l’eventuale calo delle funzioni cognitive nei pazienti e il peggioramento della qualità della vita legato all’età (elementi che possono compromettere la compliance). (SV)

Un più ampio articolo sull’argomento potete leggerlo sul portale specializzato “tuttodiabete.it”, qui.