Marcia a passo lento per gli equivalenti in Italia
I farmaci equivalenti avanzano piano in Italia e in prospettiva il mercato rischia la stagnazione. Lo rilevano i dati registrati da Egualia, l’associazione delle aziende produttrici di generici, biosimilari e value added medicines, relativi al 2021.
Egualia ha fotografato il mercato italiano degli equivalenti nel 2021: crescita lenta e rischio di stagnazione. L’Italia resta uno dei Paesi europei con il minore utilizzo dei generici, con una quota del 30%.
L’associazione dei produttori segnala che nella Ue “l’Italia appare ancora tra i Paesi a più scarso utilizzo di farmaci generici equivalenti, con una quota percentuale che ha solo recentemente toccato il 30% dei farmaci dispensati a livello nazionale”.
Secondo il Rapporto dell’Ufficio Studi, i dati relativi al 2021 mostrano un mercato nel canale farmacia così ripartito: i generici-equivalenti hanno assorbito il 22,6% del totale nazionale a volumi, quasi alla pari con i brand a brevetto scaduto (24,65%), mentre ai farmaci esclusivi (protetti o senza generico corrispondente) è andato il 53,76% del mercato complessivo. A valori, però, i generici equivalenti hanno rappresentato soltanto il 14,81% del mercato complessivo, per 1,5 miliardi di euro (82% del fatturato in classe A) contro il 36,76% assorbito dai brand a brevetto scaduto e il 48,43% costitiuito dai farmaci esclusivi.
Se si considera solamente il segmento complessivo dei farmaci fuori brevetto, i generici-equivalenti rappresentano il 30% del mercato a volumi ( e il 23% a valori) contro il 70% detenuto dai brand a brevetto scaduto (77% a valori).
Risultati non esaltanti sia in farmacia sia in ospedale
Il rapporto sottolinea peraltro che i risultati “non esaltanti” vanno inquadrati nella generale stagnazione del mercato in farmacia, che nel 2021 ha registrato una flessione dello 0,6% del totale delle confezioni rimborsate e dello 0,7% della spesa rimborsata rispetto al 2020.
Su un totale di 1,7 miliardi di confezioni di farmaci venduti in farmacia -osserva Egualia- i generici-equivalenti hanno rappresentato il 20,1% delle vendite in classe A (il 12,1% a valori), il 2,2% in classe C (2,5% a valori) e appena lo 0,3% nell’area dell’automedicazione (0,2%), con una crescita complessiva dello 0,1% a volumi e dello 0,3% a valori. In particolare, si registra una flessione delle confezioni relative ai prodotti esclusivi (protetti o senza generico corrispondente) dello 0,1% rispetto allo stesso periodo del 2020 (-4,8% a valori).
È invece in crescita il segmento relativo ai farmaci a brevetto scaduto, in particolare quello dei generici-equivalenti, che fa registrare una crescita del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2020.
La tendenza si manifesta anche nei consumi ospedalieri, dove i farmaci equivalenti hanno raggiunto una quota del 30,1% del mercato a volumi (contro il 30% del 2020, +0,1%) e del 2,4% a valori. La quota più rilevante del mercato del canale è quella dei brand a brevetto scaduto che hanno concentrato il 35,9% dei consumi in ospedale (5,9% a valori). Il 34% appartiene ai farmaci esclusivi che però costituiscono il 91,7% del giro d’affari farmaceutico nel canale ospedaliero.
I generici piacciono di più al Nord
Un altro elemento interessante che emerge dal rapporto è la differenza tra Nord e Sud, che vede un maggiore ricorso ai generici-equivalenti nelle regioni settentrionali per quanto riguarda la spesa farmaceutica Ssn.
I dati segnalano un impiego maggiore al Nord (38,2% a unità e 37,7% a valori), rispetto al Centro (27,2% a unità e 23,5% a valori) e al Sud (22,5% a unità e 19,2% a valori), a fronte di una media nazionale del 30,5% a confezioni e del 25,3% a valori.
L’incidenza maggiore dei generici-equivalenti si registra nella Provincia autonoma di Trento (43,4%), in Lombardia (40,5%), in Friuli Venezia Giulia (38,2%). In fondo alla graduatoria troviamo Basilicata (21%), Calabria (21,2%), Campania (21,5%).
In cifre assolute, nel 2021 i cittadini hanno versato di tasca propria 1.051 milioni di euro di differenziale di prezzo per avere il brand off patent (più costoso) invece del generico-equivalente (a minor costo) interamente rimborsato dal Ssn.
La categorie dove l’equivalente è più usato
I farmaci generici prevalgono largamente nella categoria dei prodotti per la disfunzione erettile, che assorbono il 74,80% del mercato a volumi e il 63,70% a valori.
Nella classe A le categorie dove i generici incidono di più sono gli inibitori di pompa protonica (il 51,40% dei consumi), gli ipoglicemizzanti orali (48,50%), gli Ace inibitori (45,90%), le statine (44,70%) e i beta-bloccanti (42,90%).
Nella classe C, emergono i tranquillanti, dove i generici-equivalenti assorbono il 37,10% del mercato.
Per quanto riguarda le molecole, primo in classifica il Pantoprazolo, seguito dal betabloccante Bisoprololo, dall’Ace inibitore Ramipril e dalla metformina (farmaco di prima scelta per il diabete di tipo 2.
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