Medici, farmacisti, infermieri: team vincente contro l’ipertensione
Medici, farmacisti e infermieri insieme, in stretta collaborazione, possono migliorare la cura di una patologia importante come l’ipertensione grazie all’efficacia del lavoro di squadra. Lo attesta un recente studio canadese dedicato, appunto, all’assistenza basata sul team sanitario per la gestione dell’ipertensione arteriosa, un problema che in Italia riguarda in media il 33% degli uomini e il 31% delle donne, con il 19% degli uomini e il 14% delle donne in una condizione di rischio (dati della Società italiana ipertensione arteriosa Siia da fonti dell’Istituto Superiore di Sanità).
La cura del paziente in team migliora la gestione dell’ipertensione: secondo uno studio canadese, la stretta collaborazione tra medici, farmacisti e infermieri dà risultati positivi nei pazienti seguiti in ambulatorio.
Dnque, la gestione da parte di un team che include farmacisti, infermieri e medici migliora il controllo dell’ipertensione sui pazienti seguiti in ambito ambulatoriale secondo quanto suggerirebbero i risultati dello studio canadese “A team.based care for hypertension management”, apparsi sul mensile svizzero PharmaJournal.
L’ipertensione è uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari ed è la causa di circa sette milioni di decessi ogni anno in tutto il mondo. Il trattamento dell’ipertensione riduce la mortalità e la morbilità cardiovascolare, ma il controllo della patologia è tutt’altro che ottimale.
La difficoltà di controllare l’ipertensione, nel contesto dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento del numero di persone affette da ipertensione, ha portato a un interesse per nuovi modelli di gestione dell’ipertensione, i cosiddetti “modelli di cura collaborativi o in équipe” (i “team-based care” o Tbc). Questi modelli di cura permettono la presa in carico del paziente da parte di più operatori sanitari (infermieri, medici e farmacisti) che lavorano a stretto contatto in modo coordinato, ciascuno con compiti complementari.
Per esempio, la comunicazione dei dati medici e farmacologici (valori della pressione arteriosa, terapie prescritte) attraverso strumenti clinici ad hoc (file elettronici condivisi), è un elemento chiave del lavoro di squadra. Questa comunicazione è necessaria per il coordinamento tra i professionisti dell’assistenza, per garantire un’assistenza completa e continua.
Il farmacista specialista del farmaco
In questo tipo di assistenza il farmacista, in quanto specialista del farmaco, può avvalersi della sua capacità di avere un rapporto quotidiano col paziente e di poter accedere alla storia informatizzata dei suoi trattamenti per promuovere l’uso ottimale dei farmaci. Il paziente diventa così parte attiva della cura.
Diversi studi dimostrano che l’assistenza di un farmacista nella cura di un paziente con l’ipertensione si traduce in un migliore controllo della pressione sanguigna rispetto a una presa in carico standard.
I risultati dello studio canadese succitato suggeriscono che la gestione in équipe da parte di infermieri e farmacisti che lavorano in collaborazione con medici migliora il controllo dell’ipertensione nei pazienti ipertesi trattati ambulatorialmente. Gli 89 pazienti coinvolti nello studio, 60 uomini e 29 donne (età media 61 anni), sono stati divisi in due gruppi: 43 nel gruppo con presa in carico dall’équipe per sei mesi, 46 nel gruppo di controllo con assistenza abituale.
Nel gruppo Tbc, infermieri e farmacisti hanno incontrato i pazienti ogni 6 settimane per misurare la pressione, valutare lo stile di vita, sostenere l’aderenza ai farmaci e fornire educazione sanitaria. Dopo ogni visita, hanno redatto un rapporto per il medico, che ha potuto aggiustare la terapia antipertensiva ove necessario.
Dopo 6 mesi di controllo si è constatato che l’intervento del team ha permesso di far abbassare i valori nel gruppo Tbc rispetto a quello di controllo.
Gli interventi del farmacista si associano a miglioramenti nel controllo dei valori della pressione del paziente con ipertensione.
La valutazione dell’impatto dei farmacisti sui fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, ha dimostrato che gli interventi del farmacista, da solo o in collaborazione con il medico e/o l’infermiere, sono associati a riduzioni della pressione arteriosa sistolica (-8,1 mmHg) e diastolica (-3,8 mmHg). Gli interventi del farmacista comprendevano, per esempio, l’educazione e la consulenza al paziente sull’uso dei farmaci, o la stesura di raccomandazioni per la prescrizione di farmaci che venivano comunicate oralmente o per iscritto al medico
I risultati di questo studio indicano che una gestione da parte di un team che includa i farmacisti può migliorare la gestione dell’ipertensione nel lungo periodo. Questi risultati confermano l’idea che una pratica sanitaria in équipe con il sostegno di soluzioni digitali (come la telesorveglianza, il controllo della pressione a domicilio e il fascicolo sanitario elettronico) potrebbero contribuire a migliorare la presa in carico dell’ipertensione facilitando lo scambio di informazioni tra i diversi operatori sanitari e allo stesso tempo rinforzando la responsabilità del paziente. (EP)
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