Le urgenti misure di razionalizzazione della spesa farmaceutica in Umbria decise dalla Regione per far fronte alla “preoccupante situazione” attuale hanno incontrato diverse critiche da parte delle associazioni rappresentative di cittadini, medici, farmacisti e industrie farmaceutiche.

Cittadinanzattiva, Federfarma, Fimmg, Farmindustria ed Egualia esprimono le loro critiche ai provvedimenti di razionalizzazione della spesa farmaceutica in Umbria decisi dalla Regione.

Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, ha commentato negativamente le misure della Regione Umbria in un articolo su Sanità 24, nel quale, oltre a lamentare la carenza di informazione ai cittadini e il mancato coinvolgimento delle associazioni, contesta la scelta di “tagli lineari e ricorso ai farmaci a a più basso costo terapia”. Secondo Mandorino, si è ragionato secondo la superata logica economicistica dei tetti di spesa e non secondo quella del  “valore complessivo delle cure e delle terapie”.

La segretaria di Cittadinanzattiva critica la scelta di favorire, a parità di indicazione terapeutica, i farmaci a più basso costo terapia, che rischierebbe di negare ai cittadini umbri la possibilità di usufruire di medicinali più innovativi. L’articolo mette in luce anche le possibili limitazioni alla libertà di prescrizione da parte del medico che i provvedimenti implicherebbero, ponendo il vincolo degli obiettivi di spesa e prefigurando sanzioni. In sintesi, per Mandorino, il provvedimento taglierebbe non solo farmaci ma anche diritti.

Il punto di vista della Fimmg

La Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale, ha infatti protestato contro “il provvedimento della Regione sulla spesa farmaceutica, che limita la possibilità di scelta a farmaci predeterminati, non valutati su reali e oggettivati bisogni, e rischia di rendere inefficace il percorso individuale di cura”.  Secondo la Fimmg, la Regione “esprime ancora una volta un atteggiamento dirigista che, attraverso metodi di controllo e sanzioni prive di evidenze scientifiche ma basati su criteri esclusivamente di risparmio, tenta di contenere la spesa farmaceutica territoriale“. È “fuori di dubbio che l’impiego delle terapie farmacologiche nella pratica clinica sarà sempre più condizionato, oltre che dall’efficacia anche dal costo economico, ma questo, nell’interesse dei cittadini e per consentire la libera scelta del percorso di cura da parte del medico, non può essere l’unico parametro per valutare l’appropriatezza e l’efficacia delle scelte terapeutiche effettuate“.

La posizione di Federfarma

D’accordo anche Federfarma con le critiche al provvedimento regionale. Il presidente nazionale Marco Cossolo ha dichiarato a Filodiretto: “Rileviamo anche noi, nella tipologia di misure adottate dalla Regione Umbria per ridurre la spesa farmaceutica, possibili presupposti di illegittimità, in quanto è nota a tutti la sentenza della Corte Costituzionale che prevede non solo il divieto di incidere sulla libertà prescrittiva del medico, ma anzi crea i presupposti per sanzionare il medico che accetti detto tipo di imposizioni”.

Continua Cossolo: “Altro aspetto, secondo me ancor più grave, è il fatto che in questo modo si ledono i diritti dei cittadini. Proprio la pandemia dovrebbe averci insegnato che quando non c’è salute non c’è progresso economico, quindi qualsiasi intervento di natura economica non deve compromettere la salute dei cittadini”.

Osserva ancora il presidente di Federfarma che “di fronte a esigenze di carattere amministrativo relative allo sforamento della spesa farmaceutica, Federfarma ha sempre sostenuto che il primo metodo per tenere sotto controllo un qualsiasi fenomeno è quello di conoscerlo. A nostro avviso, per esempio, riportare la dispensazione di alcuni farmaci dalla diretta alla Dpc, che viene tracciata in modo puntuale e preciso, permette di verificare in primo luogo se è effettivamente vero che ci sono degli sprechi, come sembrerebbe emergere dalla natura del provvedimento”.

Pareri negativi anche dai rappresentanti delle aziende farmaceutiche

Dal canto loro, anche le associazioni dell’industria farmaceutica si sono pronunciate in termini critici, condividendo i rilievi fatti da Cittadinanzattiva, Fimmg e Federfarma sul provvedimento regionale sulla spesa farmaceutica in Umbria.

Per il presidente di Farmindustria Marcello Cattani, la decisione della Regione Umbria “limita il diritto alla salute dei pazienti, che vengono privati della terapia più appropriata, e la libertà dei medici, che non potranno più in scienza e coscienza scegliere e prescrivere la cura migliore. E questo perché obbligati a rispettare tetti di spesa ospedaliera totalmente sottodimensionati e non adeguati ai reali bisogni dei cittadini. È un provvedimento dettato da motivazioni puramente economicistiche, che non garantisce l’applicazione del principio, sancito dalla Costituzione, dell’univocità dell’assistenza farmaceutica”. Anche Cattani invita ad abbandonare la vecchia logica dei tetti di spesa.

Accenti simili provengono anche da Egualia, l’associazione delle imprese produttrici di equivalenti, biosimilari e value added medicines, secondo cui “la Regione Umbria punta a ridurre del 25% la spesa farmaceutica con il ricorso a tagli lineari e stringenti indirizzi ai medici prescrittori senza nessun ricorso logico al tema dell’appropriatezza prescrittiva, con diktat che rischiano di limitare l’accesso alle cure per pazienti affetti da malattie gravi in aree come la reumatologia, la gastroenterologia, la nefrologia, oncologia ed ematologia”.

La Regione -continua Egualia- “si accinge a tagliare le prestazioni in aree in cui sono disponibili medicinali capaci di garantire cure appropriate a prezzi accessibili, come è il caso dei numerosi biosimilari presenti sul mercato, che consentirebbero di coniugare appropriatezza prescrittiva, migliore e più ampio accesso alle cure e reinvestimento delle risorse per le cure più innovative a maggior costo”.