Boom globale per i biofarmaci, ma in Italia troppi ostacoli
Il settore dei biofarmaci già oggi produce a livello globale il 35% dei prodotti farmaceutici venduti, ma si stima che triplicherà il suo valore nei prossimi sei anni (dai 223 miliardi di euro del 2020 ai 731 del 2028), sviluppando il 40% dei nuovi farmaci. È quanto emerso dallo studio EY dedicato alle Life Science e presentato al convegno “Biotech, il futuro migliore. La salute oltre gli slogan”.
Corre veloce nel mondo il settore dei biofarmaci e triplicherà il suo valore da qui al 2028, ma secondo Assobiotec in Italia procede troppo piano a causa di alcuni ostacoli che andrebbero rimossi.
Purtroppo però, precisa il presidente di Assobiotec Fabrizio Greco, “in Italia ci sono tanti blocchi che rappresentano una reale minaccia allo sviluppo del settore”. Il riferimento è soprattutto alla ricerca e all’innovazione, perché il biotech viaggia a velocità straordinaria e gli ostacoli frapposti, specialmente a livello regionale, rallentano lo sviluppo del settore e, di conseguenza, l’accesso dei pazienti a terapie innovative.
Nel nostro Paese, per esempio, gli investimenti in ricerca e sviluppo della Life Science sono stati nel 2020 pari a 1.660 milioni di euro, molto meno dei 4.451 della Francia e dei 7.813 della Germania. E quelli in venture capital Biotech Life Science, seppur in crescita del 50% circa rispetto al 2019, si attestano sui 62 milioni, rispetto agli 884 della Francia (+88%).
Sono dati che dimostrano come rischiamo di rimanere esclusi da questa “rivoluzione in medicina”. Per esempio, da noi non si è ancora implementato il nuovo Regolamento europeo sui clinical trial, che prevede un massimo di 40 comitati etici entro la fine del 2022, mentre al momento in Italia se ne contano ben 90. E intoppi si registrano anche nelle tempistiche di approvazione dei nuovi stabilimenti produttivi: 429 giorni, mentre in Germania ne bastano 133, cui da noi si devono aggiungere altri 300 giorni circa per l’accesso regionale.
Greco (Assobiotec): “Chiediamo alle istituzioni di riconoscere il valore dell’innovazione anche quando questa diventa prodotto”
“Tempi decisamente troppo lunghi -accusa Fabrizio Greco- che ci impediscono di essere attrattivi e competitivi”, e chiede allora alle istituzioni di “riconoscere il valore dell’innovazione anche quando questa diventa prodotto”. A dar forza a questa affermazione basterebbe un solo dato: per ogni euro investito dalle aziende in studi clinici del biotech c’è un beneficio economico per il Servizio sanitario nazionale di 3 euro.