Rafforzare il Ssn: due mozioni alla Camera dei deputati
La Camera dei deputati ha esaminato due mozioni riguardanti la necessità di rafforzare il Ssn. La prima è stata presentata dal Movimento 5 Stelle, prima firmataria Gilda Sportiello, la seconda da Azione-Italia Viva, prima firmataria Elena Bonetti.
Rafforzare il Ssn è l’obiettivo di due mozioni presentate alla Camera per chiedere la mobilitazione delle risorse disponibili al fine di garantire la tenuta del sistema sanitario pubblico e universalistico.
La mozione del Movimento 5 Stelle chiede al Governo, tra l’altro, di salvaguardare il Servizio sanitario nazionale pubblico e universalistico attraverso un recupero integrale di tutte le risorse economiche necessarie, garantendo una sostenibilità economica effettiva ai livelli essenziali di assistenza attraverso il finanziamento congruo del Fondo sanitario nazionale, a cui aggiungere un rifinanziamento emergenziale destinato al contenimento e alla terapia dei casi di coronavirus e patologie connesse e conseguenti, nell’ipotesi di impatto di una nuova ondata di Covid nell’anno 2023. La mozione chiede, inoltre, di restituire centralità e unitarietà al sistema sanitario nazionale, assumendo iniziative normative di rango costituzionale volte ad attribuire allo Stato, in via esclusiva, la competenza in materia di tutela della salute.
Per quanto riguarda il finanziamento, al fine di garantire le esigenze di pianificazione e organizzazione del Servizio sanitario nazionale, nel rispetto dei princìpi di equità, solidarietà e universalismo, l’atto invita il Governo a prevedere che l’incidenza della spesa sanitaria sul Pil non possa essere inferiore all’8% e, conseguentemente, che il livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato sia incrementato annualmente almeno di una percentuale pari al doppio dell’inflazione, anche in un contesto macroeconomico anticiclico, contraddistinto da una riduzione del prodotto interno lordo.
L’emergenza medici di famiglia
Per quanto riguarda il processo di riorganizzazione dell’assistenza territoriale, la mozione evidenzia come questa si scontri anche con il problema della progressiva carenza dei medici di famiglia, rispetto alla quale già da oltre 10 anni sia l’Enpam sia la Fimmg forniscono dati drammatici sui pensionamenti e sulle conseguenti carenze assistenziali, stimando che dal 2015 al 2025 sarebbero andati in pensione complessivamente circa 40.000 tra medici di medicina generale, guardie mediche e pediatri, con 25.000 pensionamenti che rischiano di non essere sostituiti. In prospettiva, il rischio è che 25 milioni di italiani possano rimanere senza assistenza.
È necessario, inoltre, che il Fascicolo sanitario elettronico diventi un vero e proprio “diario di bordo” del percorso diagnostico e terapeutico del paziente, in modo da coordinare le attività dei professionisti, evitare duplicazioni e tempi di attesa eccessivi. La riorganizzazione delle cure primarie e il processo di de-ospedalizzazione richiedono, peraltro, oltre che un concreto rafforzamento dell’assistenza territoriale, anche un robusto investimento in prevenzione, da garantirsi con risorse economiche adeguate e con professionisti dedicati, mentre, in tale ottica, si assiste quotidianamente all’accorpamento di distretti ben lontani dai cittadini.
Riduzione dei tempi di attesa per prestazioni e interventi
La mozione di Azione-Italia Viva, analoga alla precedente, chiede al Governo, allo scopo di rafforzare il Ssn, di adottare iniziative per reperire le risorse finanziarie necessarie a rispondere alle criticità del sistema, volte, in particolare, a escludere qualsiasi forma di definanziamento del Ssn sul breve, medio e lungo periodo, incrementando l’organico medico e infermieristico e riducendo i tempi di attesa per le prestazioni specialistiche e per gli interventi terapeutici e assistenziali-riabilitativi, che pregiudicano direttamente il fondamentale diritto alla salute, di cui all’articolo 32 della Costituzione, e il carattere universale del sistema sanitario nazionale nel suo complesso.
La mozione Bonetti e altri invita, altresì, il Governo ad adottare iniziative per prevedere un piano di potenziamento della sanità e dell’assistenza territoriale, in coerenza con gli investimenti previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, introducendo strumenti innovativi di medicina personalizzata e telemedicina, anche tramite la completa attuazione del Fascicolo sanitario elettronico. Per quanto riguarda il settore farmaceutico, la mozione punta a ottenere l’assenso dell’Esecutivo su iniziative volte a garantire il pieno utilizzo delle risorse dedicate ai farmaci innovativi, continuando a sostenere la ricerca e la produzione farmaceutica nel nostro Paese, e ad aggiornare i livelli essenziali di assistenza, anche per la presa in carico delle malattie rare.
Necessario altresì portare avanti una campagna di informazione e una efficace organizzazione del sistema vaccinale, anche per garantire gli impegni assunti con l’Oms per la vaccinazione anti-Hpv. Infine, si richiede al Governo di includere l’organizzazione e il finanziamento del Servizio sanitario nazionale nella discussione in materia di riforme costituzionali attualmente in corso.
I punti critici delle case di comunità
In sede di discussione sulle mozioni riguardanti la necessità di rafforzare il Ssn, è intervenuto il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, che ha ribadito le proprie critiche, condivise dal Governo, rispetto alle case di comunità. Infatti, da un lato si deve considerare che le 1.350 case di comunità e i 400 ospedali di comunità, non rendono la sanità territoriale, perché si tratta di strutture parametrate per essere a disposizione di 40.000 o 50.000 abitanti. Questo, in un Paese con tante comunità interne e montane. che ne costituiscono la specificità e che si configurano come Comuni di 1.000, 2.000 o 800 abitanti, significa, magari, accorpare due o tre valli e, quindi, non costruire una sanità realmente di prossimità.
Dall’altro lato, è necessario evidenziare che, nell’attuale contesto, non c’è la disponibilità di personale sanitario per far funzionare queste stesse strutture: occorre, quindi, trovare soluzioni diverse, quali l’eliminazione dei limiti alle nuove assunzioni e una maggiore dotazione economica. Su questo fronte, il Governo conferma il proprio impegno. (PB)
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