Nella prospettiva della legge annuale sulla concorrenza, l’Antitrust ha elaborato le sue proposte, formulando suggerimenti anche per il settore farmaceutico, che Governo e Parlamento potranno valutare e prendere in considerazione: le proposte dell’Antitrust riguardano temi importanti come i farmaci biosimilari, la pubblicità dei servizi dei professionsiti sanitari, la dispensazione dei prodotti senza glutine per i celiaci.

Farmaci biosimilari, pubblicità dei servizi dei professionisti sanitari, prodotti per i celiaci sono al centro delle proposte dell’Antitrust sulla farmaceutica poste all’attenzione di Governo e Parlamento per l’elaborazione della legge annuale sulla concorrenza.

Un’accurata analisi delle proposte dell’Antitrust sulla farmaceutica potete leggerla nella Circolare di Federfarma 305/2023 (consultabile sul sito, nell’area riservata), alla quale si rimanda per approfondire l’argomento.

Le proposte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) hanno come riferimento la quarta legge sulla concorrenza, però va ricordato che la terza è stata approvata dal consiglio dei ministri, ma deve essere ancora esaminata dal Parlamento. Vediamo dunque alcuen delle principali proposte dell’Antitrust in ambito farmaceutico.

Farmaci biosimilari: togliere limitazioni nelle gare pubbliche d’acquisto

Le norme attualmente in vigore non prevedono, nelle gare pubbliche di acquisto, la sostituibilità automatica tra farmaco biologico di riferimento e un suo biosimilare né tra biosimilari. Nelle procedure pubbliche di acquisto per i farmaci biosimilari, non possono essere posti in gara nel medesimo lotto principi attivi differenti, anche se aventi le stesse indicazioni terapeutiche.

L’Autorità garante propone il superamento di questa limitazione e la partecipazione di più farmaci biosimilari nelle gare pubbliche di acquisto, previao riconoscimento da parte dell’Agenzia italiaana del farmaco della “sovrapponibilità” tra biosimilari con differenti principi attivi ma stesse indicazioni terapeutiche.

Semplificare le regole per la pubblicità dei servizi offerti da professionisti sanitari

Come annunciato recentemente anche sul nostro sito, il recente Decreto Salva-infrazioni ha disciplinato la materia stabilendo che i professionisti sanitari, quindi anche i farmacisti, possono pubblicizzare i loro servizi a condizione che la promozione non determini un ricorso improprio a trattamenti sanitari.

L’Antitrust vorrebbe una semplificazione della normativa, che permetta al professionista di fare comunicazione informativa “nel rispetto della libera e consapevole determinazione del paziente, a tutela della salute pubblica, della dignità della persona e del suo diritto a una corretta informazione sanitaria”.

Prodotti per celiaci: concorrenza tra i canali e uniformità delle norme

In questo campo si registra una delle tipiche situazioni di diferenziazione regionale che caratterizzano l’Italia, perché l’uso dei buoni spesa per l’acquisto di prodotti senza glutine per le persone con celiachia certificata (che, in base ai Lea, sono a carico del Ssn) non è regolato in maniera uniforme in tutte le Regioni.

L’Antitrust fa notare che in alcune Regioni i pazienti possono spendere i buoni solo in farmacia,  in altre vengono forniti buoni cartacei dall’Asl dietro presentazione del certificato medico attestante la malattia celiaca, in altre ancora si utilizzano buoni dematerializzati accreditati direttamente sulla tessera sanitaria, in altre si richiede l’utilizzo della ricetta rossa, in altre ancora viene fornita in dotazione a tutti i celiaci una carta magnetica ricaricabile.

Per rimediare a questa palese difformità, l’Autorità garante ritiene necessaria “una piena razionalizzazione e informatizzazione delle modalità di accredito del contributo pubblico, tale da garantire sia una rendicontazione trasparente e automatica sia modalità di rimborso agevoli e tempestive per qualunque tipologia di esercizio commerciale”.

In particolare, secondo l’Antitrust, si dovrebbe arrivare a stabilire queste misure: emanazione delle direttive sull’uso dei buoni da parte del Ministero della Salute e non più da parte delle Regioni; obbligo di riconoscimento di tutti i canali distributivi per l’utilizzo dei buoni spesa, aumentando così la concorrenza e favorendo perciò una riduzione dei prezzi; obbligo di dematerializzazione del buono spesa.